TAXI 1729
via Avogadro, 22 10121 Torino
tel: +39 011 4833722
info@taxi1729.it – taxi1729@pec.it
CF/PIVA 10686030015
Codice Destinatario W7YVJK9
I figli rendono felici?
23/12/2022
Ciao,
negli ultimi cinque anni ho avuto due figli.
Tra pannolini, bagnetti, le prime parole e poi anche le prime parolacce, mi sono fatto una domanda.
Perché il dubbio viene.
Per almeno 4 anni non ho cercato una risposta, forse per paura di trovare quella sbagliata, poi la risposta ha trovato me. Qualche mese fa stavo ascoltando questo talk di Daniel Gilbert, psicologo dell’Università di Harvard, dal titolo emblematico:
Sicuro di voler andare avanti a leggere?
Dan Gilbert non è uno qualsiasi, è uno dei più apprezzati psicologi nel settore della scienza che studia il giudizio e la decisione umana. Insomma, quando Dan parla, la comunità scientifica ascolta e prende appunti.
In quel talk, Dan cerca di capire se esiste evidenza scientifica a sostegno dei tre consigli che sua madre gli aveva ripetuto fin da piccolo per essere felici nella vita.
I tre consigli della mamma riguardavano il matrimonio, i soldi e i figli. Il terzo consiglio, quello sui figli, suona così:
Ti ricorda qualcosa?
Dan riporta tre evidenze sperimentali che possono aiutare a rispondere alla domanda attorno alla quale sto girando da un po’.
Sei ancora in tempo per abbandonare la lettura.
In questo esperimento vengono presi due gruppi identici in tutto (età, genere, educazione, … ) tranne che per il fatto che il primo è composto di genitori e l’altro di non genitori. Ecco, il gruppo dei genitori è risultato significativamente più depresso di quello dei non genitori.
Iniziamo male.
Questo significa che i figli sono causa di depressione?
Non è detto. Potrebbe la depressione causa dei figli, ovvero che i depressi facciano più facilmente figli.Ci servono più evidenze.
In questo esperimento un gruppo di persone viene osservato nell’arco della vita: alcune di queste a un certo punto diventano genitori, alcune perdono il partner, alcune il lavoro. Obiettivo dei ricercatori è capire cosa succede al “benessere soggettivo” di queste persone prima, durante e dopo questi eventi.
Risultato?
Dopo la nascita di un figlio, i genitori sono meno felici.
Sbam.
Il picco di infelicità viene raggiunto quando il figlio ha due anni, poi le cose vanno via via meglio, ma al quinto anno di vita del figlio il genitore non è ancora tornato alla felicità di prima (vedi grafico sotto).
Per fare un confronto con un altro evento, la morte del partner rende il sopravvissuto molto più infelice, ma due anni dopo il lutto il vedovo o la vedova tornano ad essere felici come prima, anzi, a dir la verità più felici di prima (vedi grafico sotto).
Forse non era la mail che avresti voluto ricevere per Natale.
In questo esperimento viene monitorato il grado di soddisfazione che prova un gruppo di persone nello svolgere una serie di attività tra cui “andare a cena con gli amici”, “mangiare” o “occuparsi dei bambini”.
Ecco, viene fuori che “occuparsi dei bambini” è una delle attività che ci dà meno soddisfazione, al pari più o meno di “fare le pulizie di casa”.
Ma scusa.
Qui abbandono Dan Gilbert, per portarti una riflessione del filosofo Erik Angner, riportata nel suo bellissimo saggio “Economia Comportamentale”
Segue un esempio un po’ truce.
In un esperimento che ha fatto storia, un gruppo di persone subiva una colonscopia, un esame in cui una lunga sonda viene inserita nel corpo, passando dall’ano, per visualizzare l’interno del colon e del retto.
I soggetti sperimentali, durante l’esame, dovevano riportare il dolore provato minuto per minuto su una scala da 0 a 10.
Il grafico del dolore aveva un aspetto simile questo.
Un secondo gruppo di persone subiva un esame identico, tranne che per l’aggiunta, in coda, di una decina di minuti in cui l’ultimo tratto di sonda rimaneva inutilmente fermo in corpo, per poi essere estratto.
Il grafico del dolore era simile a quello riportato qui sotto: identico al primo fino alla linea tratteggiata, ma con un’aggiunta di dolore in coda, anche se di intensità minore.
Le persone del secondo gruppo avevano sofferto oggettivamente di più perché la somma dei dolori provati minuto per minuto era maggiore.
Ma, colpo di scena, quando venivano interrogate a fine colonscopia sul dolore dell’esperienza, le persone del secondo gruppo dicevano di aver sofferto di meno.
Ma come?
Più precisamente, secondo i ricercatori il nostro cervello fa in automatico una media tra il dolore di picco, ovvero il punto di maggior dolore, e il dolore di coda, ovvero quello della parte finale di quell’esperienza.
Il nostro cervello sembra poco o per nulla interessato alla durata di un’esperienza o al dolore totale provato.
Stesso discorso per il piacere.
Ecco perché, secondo Angner, conserviamo spesso un bel ricordo degli anni del Liceo: se in quei cinque anni abbiamo sperimentato un picco di gioia come il primo vero amore, e se l’esperienza si è chiusa in bellezza con una festa memorabile, questo potrebbe bastare a trasformare un periodo mediamente triste e grigio in un ricordo felice e colorato.
Ecco perché, sempre secondo Angner, i nostri genitori non mentono quando ci dicono che avere dei figli è l’esperienza più bella della vita: perché anche se nella quotidianità l’esperienza di genitore è fatta di ansie, fatiche e sacrifici, poi ci sono quei picchi.
Ora, se volessi lasciarti un ricordo piacevole di questa mail dovrei impegnarmi nella chiusura ad esempio con una battuta, ma ora devo proprio correre a prendere i miei figli a scuola, altrimenti li chiudono dentro.
Chiudo augurandoti, per queste feste, picchi di felicità, anche pochi va bene, perché alla fine è solo questo che conta.
Buon natale, Diego
I am text block. Click edit button to change this text. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.I am text block. Click edit button to change this text. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.
È da quando sei sul sito che ti chiedi come hai fatto ad entrare pur non sapendo la risposta dell’equazione.
Il motivo è che l’equazione è soddisfatta per qualsiasi numero naturale
La tua risposta quindi era giusta
website design: giusti eventi