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I ragni non fanno i lockdown
04/02/2023
Ciao,
erano i giorni cupi della prima ondata della pandemia del 2020, quando ho conosciuto Marco Aime, professore di antropologia culturale all’Università di Genova.
Collegato da casa sua, con questo ragionamento aveva aperto una deliziosa presentazione – in streaming – del suo ultimo libro (“Pensare Altrimenti”, Add Editore), che avevamo organizzato con la Fondazione CRC in diretta streaming dal nostro ufficio.
Ma come? Non avevo mai pensato alla nostra, come a una specie sfigata.
Il prof. Aime è calmo, intelligente, umile ed è anche un gran comunicatore.
Era chiaro che quello poteva essere solo l’inizio di una riflessione più profonda. E così, dopo neanche 1 minuto di presentazione, già pendevo dalle sue labbra per sapere come avrebbe risolto questo apparente paradosso.
Qualche mese dopo, leggendo “Moral Tribes” di Joshua Greene, professore di psicologia ad Harvard, mi è preso un colpo quando ho realizzato che, sostenendo tesi lontane da quelle di Aime e usando un linguaggio diverso, stava proponendo lo stesso paradosso.
E la stessa soluzione.
Noi non abbiamo gli artigli del lupo e la pelliccia dell’orso e quando nasciamo non sappiamo fare nulla.
Ma abbiamo due menti.
Una mente istintiva, efficiente (ma poco flessibile), che ci dice cosa fare in una gran quantità di situazioni familiari: come nei ragni, si è formata nei millenni, tramite la selezione naturale, che poi vuol dire tramite la morte prematura di tutti i nostri antenati con gli istinti “sbagliati”.
Altri istinti li apprendiamo tramite l’esperienza, la nostra o quella dei nostri nonni, che si tramanda all’interno della nostra tribù: è la nostra cultura o, come dice Aime nel suo saggio, “quella parte di natura che spetta a noi realizzare”.
Già questo è un bel vantaggio rispetto al ragno.
Niente di personale col ragno.
Poi, però, abbiamo anche una mente razionale, flessibile (anche se meno efficiente): è con questa mente che cerchiamo soluzioni a problemi nuovi e complessi, spesso andando contro le indicazioni istintive della prima.
È con questa mente e contro molti istinti che ci siamo chiusi in casa durante i vari lockdown, che mettiamo da parte dei soldi per il nostro futuro, che ci mettiamo a dieta, che cerchiamo di contrastare gli stereotipi di genere, che cerchiamo una soluzione al cambiamento climatico, che cerchiamo di cooperare con persone di altre culture su questo pianeta per un bene comune.
Le nostre due menti sono le protagoniste di ogni intervento divulgativo che facciamo, da quel giorno del 2009 in cui Vincenzo Crupi, oggi professore ordinario all’Università di Torino, dopo aver visitato la nostra mostra “Fate il nostro gioco” sulla matematica del gioco d’azzardo a Genova, ci disse che «dovevamo assolutamente leggere dei libri» di cui ci avrebbe inviato i titoli la sera stessa.
Dopo la lettura di quei libri, e poi di molti altri, la nostra mostra si chiama ancora “Fate il nostro gioco” ma è diventata un’altra cosa.
Oggi è un dialogo con la nostra mente razionale, in cui mostriamo come si comporta la nostra mente istintiva quando compriamo un gratta e vinci, quando ci sediamo davanti a una slot machine. Oggi è il racconto di come questi istinti vengono attivati con sapienza da chi inventa i giochi per farci perdere la ragione, per farci perdere di vista il disegno, che è matematico.
Oggi è ancora una mostra di matematica, ma è anche un esercizio di osservazione delle nostre due menti.
Dimenticavo, nessun ragno è stato maltrattato nelle fasi di studio e stesura di questa mail.
Ciao, Diego
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